elaboratori

Parte nella metà  del secolo scorso la corsa ai cal­co­la­tori che nel giro di qual­che decen­nio dove­vano cam­biare la filo­so­fia del mondo.

Adriano Oli­vetti è il pio­niere in asso­luto,  si lavora a Pisa nella pre­sti­giosa università

L'Elea è stato un cal­co­la­tore main­frame svi­lup­pato dall'Olivetti nella seconda metà degli anni cin­quanta, la cui terza gene­ra­zione, deno­mi­nata 9003, era inte­ra­mente rea­liz­zata con tran­si­stor ad altis­sime pre­sta­zioni. Fu con­ce­pito, pro­get­tato e svi­lup­pato da un pic­colo gruppo di gio­vani ricer­ca­tori gui­dati da Mario Tchou.

Fu com­mer­cia­liz­zato alcuni mesi dopo l'uscita del con­cor­rente 2002 della Sie­mens, che uti­liz­zava però ancora alcune val­vole, e vari mesi prima del lan­cio del 7090, il primo com­pu­ter IBM inte­ra­mente a transistor.

L'acronimo ELEA stava per ELabo­ra­tore Elet­tro­nico Arit­me­tico (suc­ces­si­va­mente modi­fi­cato in Auto­ma­tico per ragioni di mar­ke­ting) e fu scelto con rife­ri­mento alla polis di Elea, colo­nia della Magna Gre­cia, sede della scuola elea­tica di filo­so­fia .

Il Mudi­tec di quella espe­rienza con­serva una pub­bli­ca­zione degli  studi  fon­da­men­tali, e in espo­si­zione  un rudere della pro­gramma 203,   sal­vata dalle grin­fie,  di un rigat­tiere  che rap­pre­senta l'evoluzione della espe­rienza Elea.