ATTIVITA' DEL MUSEO                 ATTIVITA' SCOLASTICA                MOSTRE E CONVEGNI

  

Verso la fine del 1980, le Edi­zioni di Comu­nità pub­bli­ca­rono Adriano Oli­vetti:. Desi­gne Aso, Xanti Cha­win­sky per lo stu­dio Bog­gieri mani­fe­sto per la MP1 anno 1935. Fu pro­get­tata nel 1920 da Camillo Oli­vetti, con il diret­tore gene­rale Dome­nico Bur­zio.. Liceo Manzoni di Caserta in visita al Muditec Pasquale Catone, Mauro Nemesio Rossi, Antonio D'Onofrio, Filippo Terrasi

GLI ORARI DEL MUSEO

cesaf maestri del lavoro

STORIA LOCALE

michele se n'è andato

Michele, mi hanno detto che se n'è andato. L'hanno trovato in cella. Se ne è andato in silenzio. Lo ricorderò sempre con il suo silenzio. "Zio Michele", lo chiamavano così. Era di Palma Campania. Non so perché fosse finito in prigione. Non lo chiedo mai e non voglio saperlo. Sono più di dieci anni da quando l'ho conosciuto, la prima volta a Bellizzi. Sempre in disparte. Sembrava non volesse interessarsi dei nostri incontri, ma era sempre presente. In silenzio. Aveva l'aria di chi riceveva il massimo rispetto. Lo chiamavano così, "zio Michele", con aria bonaria.

 

 

Giuseppe Ferraro è professore di Filosofia Morale (Università "Federico II" di Napoli),  tra i più vicini alla nostra associazione.  impegnato nelle carceri, nelle scuole dei luoghi d'eccezione, indirizza il suo impegno alla prospettiva "una città che si fa scuola", esercitando la filosofia come educazione ai sentimenti ed etica dei legami. Tra le sue pubblicazioni più recenti Filosofia in carcere, La scuola dei sentimenti, L'anima e la voce, Imparare ad amare.

l'approfondimento

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L’uomo che creò il primo pc «Era il ’65, l’Olivetti ci ignorò»

Nato a Vicenza nel 1942 e oggi residente a Ivrea, ha fatto parte della squadra che ha realizzato la Programma 101, il primo personal computer nella storia che è stato utilizzato anche dalla Nasa per lo sbarco sulla Luna. Un aggeggio da scrivania di 30 chili di peso che all'epoca venne definito «minicomputer», che fu ideato e costruito praticamente nell'indifferenza del resto della Olivetti, e il cui potenziale fu capito solamente quando fu presentato a una fiera di settore a New York nel 1965. Lì si accorsero che la storia era cambiata, che era finalmente nato quel desktop computer che «potremo vedere in ogni ufficio prima di avere due macchine in garage», come profetizzò il New York Journal-American in uno stracitato articolo sulla P101 nel 1965.

Quella storia era stata raccontata in un libro dall'ideatore della P101, Pier Giorgio Perotto, nel 1995, ma non destò troppa attenzione. Nel 2002 nacque a Ivrea il museo-laboratorio dedicato alla memoria del progettista Olivetti Natale Capellaro (che credette fortemente nella P101), e Garziera cominciò a collaborare con loro. Poi, nel 2011, esce il documentario Quando Olivetti inventò il pc di Alessandro Bernard e Paolo Ceretto; viene trasmesso anche da History Channel , e la storia ricomincia a essere raccontata. Perotto è morto nel 2002, così sono gli altri due componenti della squadra, Giovanni De Sandre e, appunto, Gastone Garziera, a portare la loro testimonianza.

Garziera, perito elettrotecnico, comincia a lavorare in Olivetti a 19 anni, nel 1961, un anno dopo la morte di Adriano Olivetti. Presto entra nella squadra di Pier Giorgio Perotto per realizzare un nuovo calcolatore (su incarico di Roberto Olivetti, figlio di Adriano). «Lo avevamo definito "personal minicomputer", perché era l'unica alternativa ai grossi calcolatori — spiega Garziera —. «All'epoca esistevano solo piccoli calcolatori meccanici oppure grossi calcolatori elettronici che occupavano intere stanze all'interno di capannoni con l'aria condizionata, dove lavoravano squadre di programmatori, e i risultati dei problemi di calcolo arrivavano dopo mesi». L'intuizione fu quella allora di fare in modo che tutti potessero fare questi calcoli. La Perottina — così veniva chiamata in azienda in onore al capoprogetto — disponeva di un linguaggio di programmazione alfanumerico, una memoria interna, un sistema di salvataggio dati su nastri magnetici (gli antesignani del floppy disk) e una piccola stampante.

La particolarità della storia è che la squadra fu a un certo punto «salvata» dalla vendita della divisione elettronica della Olivetti alla General Electric, che non era interessata a quel progetto («avevano una visione diversa del futuro dei calcolatori», spiega Garziera). Così il gruppo rimase a Ivrea e continuò a lavorare, ormai isolato, al minicomputer. In azienda si erano quasi dimenticati di loro e di quell'oggetto misterioso che, all'epoca, era unico.

La presentazione ufficiale della P101 si tenne nel 1965 a New York, in occasione di una fiera internazionale. Garziera realizzò un programma per calcolare l'ammortamento che fece subito capire le potenzialità del computer per le piccole aziende. Il successo della P101 fu straordinario: dal 1966 al 1971 furono venduti 44 mila esemplari, principalmente negli Stati Uniti, al prezzo di 3200 dollari ciascuno. «Abbiamo aperto un mercato che allora non esisteva e abbiamo svegliato tutta la concorrenza», ha detto una volta Gianluigi Gabetti, presidente della Olivetti Corporation of America fino al 1971. E la concorrenza (americana) si scatenò, surclassando i successivi prodotti Olivetti. La quale non stette al passo a causa di «errori tattici e strategici» (come scrivono Mario Citelli ed Elserino Piol nel libro L'Olivetti dopo Adriano , appena pubblicato da Guerini).

Garziera continuerà a lavorare in Olivetti, seguendo come dirigente per diversi progetti della divisione Ricerca e Sviluppo. Fino alla pensione, alla sua riscoperta della pittura e alla riscoperta (in Italia) della Perottina.


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